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Storie di solidarietà e supporto da un Apple Store Giapponese

Riportiamo la notizia così come ci è pervenuta, la cui fonte principale è il sito personale di Kevin Rose, fondatore di Digg, in base alla lettera ricevuta da un impiegato di un Apple Store in Giappone pochi giorni dopo il disastro: (Grazie a Maurizio per la segnalazione):

lavoro per Apple in uno dei suoi store in Giappone. Il terremoto ci ha colpiti mentre stavamo lavorando al primo piano. Mentre tutto il palazzo ondeggiava, lo staff ha guidato la gente dai 5 piani sopra al primo piano, e sotto i deboli tavoli di legno che sorreggono i display dei computer.


7 ore e 118 terremoti più tardi, lo store è ancora aperto. Perché? Perché con i telefoni e le linee ferroviarie chiuse, ed i taxi fermi, e milioni di persone terrorizzate bloccate nel quartiere dello shopping di Tokio, senza accesso alle tv, centinaia di persone sono venute nellApple Store a vedere le news su Ustream e per contattare le loro famiglie via Twitter, via Facebook e via email. I giovani hanno fatto ciò con i loro device mobili, i più anziani si sono raccolti attorni ai Mac. C’è stato anche qualche utente Android qui.


Avete presente i film sui disastri, quando la gente sulla strada si raccoglie attorno ai negozi di elettronica che hanno le tv davanti alle vetrine per rimanere informati su ciò che sta succedendo? Nell’età del digitale, ecco quel che è diventato l’Apple Store di Tokio. Lo staff ha portato fuori estensioni per i caricatori per 10 device, ove la gente ha potuto caricare i propri iPhone o iPad e contattare i propri cari. Anche quando abbiamo chiuso alle 10 di sera, mucchi di persone si sono raccolte davanti allo store per usare il Wi-Fi durante la notte in quanto era l’unico modo per accedere al mondo esterno.


Comunque non parlo di tutto ciò perché lavoro in Apple o perché sono un fanboy, ma perché sono genuinamente orgoglioso per lo staff giapponese Apple e la loro volontà di rimanere aperti per aiutare la gente in quel giorno. E sono inoltre impressionato per il modo in cui i prodotti Apple (e sì, anche quelli Google, Twitter, Facebook) sono stati d’aiuto quel giorno. Anche dopo aver chiuso, alcuni membri dello staff sono rimasti fuori dallo store per aiutare la gente ad aggiustare i telefoni o per insegnare a contattare le famiglie o rimanere informati via Wi-Fi.

È questa una lettera inviata da un dipendente Apple di Tohoku all’amico Kevin Rose, e quindi pubblicata sul blog di quest’ultimo. In un successivo update si è comunicato che l’Apple Store è rimasto a disposizione dei membri dello staff che avessero voluto passare la notte in loco per evitare impossibili spostamenti a piedi o impossibili spese per pernottare nei pochi posti ancora rimasti liberi.


È questo, soprattutto, uno dei tanti racconti provenienti da una città come Tokio che, dopo il terremoto e dopo aver visto da spettatrice l’orrore dello tsunami, rischia ora di dover fare i conti con la minaccia nucleare. La tecnologia in queste ore è una componente importante nel mantenere unite le persone, in contatto tra di loro e per questo motivo più forti. Un monitor, una connessione ed una videochiamata possono valere in queste ore più di qualsiasi altra cosa. Il Wi-Fi diventa ossigeno, uno smartphone diventa un cuore pulsante.

E probabilmente tutto ciò aiuta a capire meglio quanti e quali bisogni primordiali si nascondano dietro quella tecnologia che troppo spesso guardiamo superficialmente come vezzo costoso, fondamentale futilità o semplice impulso all’ozio. In realtà dietro la tecnologia si nasconde sempre e comunque l’uomo, l’animale di branco che nella difficoltà si compatta. E sopravvive.



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