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Alla Scoperta dell'antica Pompei con iPad! (Apple News)

E' un piacere ogni tanto ricevere queste notizie nella propria casella postale, direttamente dalla stessa "Mamma Apple", che ogni tanto ci aggiorna con esempi di realtà e di vita vissuta, accompagnata dall'ausilio della Tecnologia che Lei stessa ha concepito. Vi riporto qui (fedelmente) una delle ultime Storie di vita, lavoro e passione che sono state "aiutate" da un semplice iPad: (in questo caso parliamo non di una differenza leggera, bensi di quasi UN ANNO DI LAVORO RISPARMIATO grazie al Tablet di Steve Jobs).



A Pompei, in assoluto il sito archeologico più a lungo oggetto di scavi, iPad sta rivoluzionando il lavoro sul campo degli scienziati. Anziché annotare appunti e schizzi su carta, i ricercatori usano iPad e le sue app per registrare dati di incalcolabile valore storico in modo più semplice, veloce e decisamente più accurato.

Dati in profondità
Secondo il Dott. Steven Ellis, direttore degli scavi archeologici condotti a Pompei dall’Università di Cincinnati, la scoperta forse più significativa dell’anno è stata quella dell’iPad. Ellis ritiene che l’arrivo di sei iPad abbia aiutato il suo team a risolvere uno dei problemi più difficili del lavoro sul campo: registrare in modo efficiente e accurato le complesse informazioni che si ottengono dagli scavi.

Oggi la maggior parte degli archeologi raccoglie i dati come si faceva già 300 anni fa. “Siamo ancora a carta e penna,” spiega Ellis. “Devi disegnare tutto su carta, o su moduli prestampati con caselle. È un problema, perché i fogli rischiano sempre di andare persi in aereo, di bruciare o di bagnarsi, o di essere scritti con una grafia illeggibile. E in ogni caso, alla fine vanno tutti digitalizzati o copiati sul computer.”

Anche se i computer portatili sono un’alternativa all’uso della carta, gli archeologi li usano raramente: sono ingombranti, troppo limitati in termini di immissione dei dati e autonomia, e troppo vulnerabili allo sporco e al calore per sostenere le condizioni tipiche di uno scavo.

La scoperta dell’iPad
Ellis, Assistant Professor of Classics all’Università di Cincinnati, era determinato a trovare un modo più efficace per raccogliere i dati per il suo attuale progetto, che prevede l’esecuzione di scavi sotto il livello del pavimento di un intero isolato nei pressi della strada principale di Pompei. Ellis ha selezionato un team di 35 studiosi con la speranza di ottenere, analizzando gli schemi di ricostruzione sotto gli edifici, informazioni preziose sulla vita delle famiglie della classe media pompeiana nei 2000 anni precedenti l’eruzione vulcanica che seppellì la città nel 79 d.C.

“Ottenere l’autorizzazione per lo scavo di un intero isolato è stata una vera fortuna,” dice Ellis. “Mi dà l’opportunità di indagare sullo sviluppo non di un singolo edificio, ma di un’intera comunità di famiglie.”

L’idea di usare gli iPad per raccogliere la grande mole di dati generata dal progetto è stata di John Wallrodt, collega universitario di Ellis ed esperto di database digitali in ambito archeologico. Wallrodt aveva già valutato l’utilizzo di vari dispositivi tablet per le ricerche sul campo, senza esiti positivi. Al momento del lancio dell’iPad nel gennaio 2010 si rese conto subito che si trattava del dispositivo perfetto per il progetto di Pompei. “Assolutamente portatile, senza parti mobili, con un display Multi-Touch e una batteria che copre l’intera giornata lavorativa,” spiega. “È come se l’iPad fosse stato progettato su misura per noi.”

Ellis aggiunge: “Il fattore chiave era la possibilità di inserire dati di tutti i tipi e registrare ogni cosa, dagli elementi architettonici alle scaglie e lische di pesce, fino alle sequenze di eventi. Il fatto che il mio team potesse sia scrivere sia disegnare sullo schermo, come anche esaminare i dati inseriti in precedenza, ci ha convinti che l’iPad fosse la soluzione unica, in tutti i sensi.”

Moduli. E nuovi modelli.
In genere, chi effettua gli scavi stila quattro tipi di resoconti cartacei: moduli (a volte centinaia per trincea) per descrivere i livelli e le caratteristiche del terreno, appunti su un taccuino per registrare elevazione e spazio, disegni giornalieri in scala dello scavo e per finire una matrice di Harris, cioè un diagramma che mostra le relazioni cronologiche fra i vari livelli.

Con iPad, Wallrodt ha potuto ricreare ogni singola funzione usando applicazioni comunemente disponibili sull’App Store. FMTouch ha sostituito i moduli cartacei permettendo ai ricercatori di immettere i dati direttamente nel database sull’iPad. Pages ha rimpiazzato i taccuini: oltre a prendere appunti con la tastiera dell’iPad, i ricercatori possono anche importare disegni e foto. I disegni in scala vengono fatti direttamente sull’iPad con iDraw, mentre per le complesse matrici di Harris c’è OmniGraffle.

“iPad ha sostituito tutte queste funzioni e ne ha aggiunte molte altre,” dice Wallrodt. “In pratica abbiamo racchiuso chili di scartoffie in un unico dispositivo che pesa solo 680 grammi.”

La rivoluzione iPad
Ellis calcola che l’uso dell’iPad abbia già fatto risparmiare al suo team un anno di immissione dati, e ha in programma di passare da uno a due dispositivi per ogni singola trincea di scavo. “Il processo di recupero delle informazioni dai nostri scavi a Pompei è diventato incredibilmente più veloce, semplice e dinamico, molto più accurato e decisamente più sicuro,” afferma.

Al di là di questo progetto, Ellis vede l’iPad come un’innovazione destinata a cambiare radicalmente le ricerche sul campo in ambito archeologico, una disciplina che ha già 300 anni. “Una generazione fa, grazie ai computer, gli studiosi smisero di osservare semplicemente i loro bei disegni appesi al muro e iniziarono a lavorare con una quantità impressionante di dati e informazioni. Fu un importante passo avanti. Usare l’iPad per condurre i nostri scavi è il passo successivo. E sono davvero orgoglioso essere in prima linea nella rivoluzione.”

Via | Apple.com


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