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La legge di Bartali

Chi legge i miei articoli sa che non mi faccio problemi a parlare di quanto in rete è sbagliato. Soprattutto se sono coinvolte le cose Apple. Non c'è un motivo particolare, a meno che non si consideri tale l'abitudine di molti articolisti della rete di sparlarne per qualche ragione solo a loro. Nella migliore delle ipotesi. Un giorno, ho voluto fare per me, la stessa cosa e ho scoperto di averne scritto alcuni intitolandoli in maniera molto simile e altri che venivano stravolti lungo mentre li scrivevo e quando finivo le ultime righe avevano poco a che fare con le prime. Notevole. Ovviamente, non me ne ero mai accorto.
A questo punto che potevo fare?Semplice, riderci su e raccontare tutta la vicenda in rete.
Rifare tutto, alla Bartali, per varie ragioni, non era possibile.
Tanto per avere un'idea di cosa sto parlando, provate ad andare in un motore di ricerca ed inserite nel pannello adatto la stringa "(ironia OR nebbia) "Diego D. De Zan"", senza le prime e le ultime due virgolette. Noterete che quelle due parole, si ripetono con una allarmante frequenza, come se gli articoli in cui si trovano non siano altro che variazione sullo stesso argomento. Ovviamente non è vero, è stato un caso ma la distanza temporale che li separa non ha giocato a mio favore.
A quanto pare, però, non sono stato il solo in quella ripetitiva monotonia.
Recentemente sono tornato a guardare in rete e ho scoperto che non ero il solo ad avere quel genere di problemi. Molti blog o siti hanno spese di sussistenza che spesso si trasformano in un disperato tentativo di sopravvivere. Alcuni ricorrono ad articoli congegnati in modo che i troll o i flamer si facciano vivi per commentare ripetutamente, di solito senza alcuna cognizione di causa, altri cercanno di mostrare ai loro lettori quanto sono bravi a sparlare di qualcosa o qualcuno impiegando un articolo intero per farlo, sperando che qualcuno lo venga a sapere, commenti adeguatamente e faccia aumentare i loro introiti pubblicitari. Fortunatamente c'è una minoranza di autori quando racconta qualcosa lo fa con cognizione di causa, la loro opera è quella che ha un successo duraturo e merita di essere cercata in rete e letta. Gli altri, prima o poi si ritrovano senza commentatori e, spesso, pur di sopravvivere, si dedicano ad altro. Per quanto ho potuto vedere, quando il loro successo, effimero, finisce non ci sono molte spiegazioni: i loro autori perdono interesse per questa loro attività, altri cambiano blog e modo di commentare. C'è pure chi, molto più semplicemente, si ritira dalla scena e smette di occuparsi di informatica e passano a qualcos'altro, che gli procura uno stipendio e una maniera di evitare le figuracce per cui erano noti in rete. Atri ancora, finamente, decidono di informarsi adeguatamente, si rendono conto delle corbellerie che hanno detto e cambiano la specialità di cui occuparsi.

Per ora finisco qui. Alla prossima chiacchierata.

N.B: L'immagine di testa, presa da novarasiamonoi.com è uno dei ritratti di Bartali, l'autore della famosa frase "L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare", allora riferita al Giro d'Italia, qui riportata leggermente adattata per fare da base ad una serie di articoli che sto scrivendo.

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